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martedì 24 maggio 2016

Falcone: la gente tifa per noi...

E' il 20 giugno 1992, siamo a Palermo, sono appena trascorsi 28 giorni dalla strage di Capaci... dalla morte dell'amico Giovanni Falcone e Paolo Borsellino partecipando alla veglia di preghiera organizzata in memoria dell'amico e collega, ricorda una sua frase: "La gente fa il tifo per noi"!!!
Passeranno soltanto pochi giorni e il 19 luglio in Via D'Amelio (la strada nella quale risiedeva la mamma...) morirà anch'egli in un attentato...
Sono passati 24 anni da quella data e ripercorrendo la strada che ha avuto in questi anni la nostra democrazia, in particolare, osservando quanto realizzato nella nostra terra, certamente di quel "tifo" vi è rimasto poco... forse nulla... o meglio, ci si ricorda soltanto nei giorni delle commemorazioni...
E' quell'analogo sentimento che esprimiamo quando gioca la nostra nazionale...
S'inizia tifando con sospetto e diffidenza, poi quando le cose cominciano ad andare bene... ecco che ci si catapulta con tutta la passione possibile e immaginabile, dimenticandosi di tutto il  resto... dei problemi generali, della crisi occupazionale, di tutte quelle congiunture più o meno negative che ci accompagnano, sì... siamo tutto lì a tifare una partita di calcio... ci si commuove, quasi fossimo noi gli eroi in quel campo... 
Ma, se di contro si viene eliminati da quella competizione nei primi turni... ecco, tutti pronti a manifestare con aspre critiche; s'inizia puntando l'indice contro il "Mister" che non ha saputo preparare la squadra, si passa ai giocatori, ritenuti scadenti e boriosi, fino a giungere ai preparatori atletici e all'intero staff... ritenuti nella totalità, dei collaboratori incompetenti che hanno esclusivamente pensato a percepire quegli ingiusti compensi, pagati ovviamente da noi... ecco, alla fine (è ovvio)... hanno perso loro!!!    
Qui è lo stesso... si sta a guardare quanto fa lo Stato... o meglio le istituzioni, con un occhio particolare alla Magistratura... 
Si "tifa" per questa o quella indagine, restando ad osservare gli eventi... come se si fosse, sostenitori della propria squadra... lo "Stato", ben sapendo che tra mille difficoltà, si giungerà alla vittoria...
Ma sono sempre gli altri a stare in prima linea... loro i "tifosi" stanno dietro le quinte... incitano (come diceva nel film Totò...) "armiamoci e partite"!!!
Sì... "La gente fa il tifo per noi"... è vero... ma a cosa serve quel conforto morale, quando poi la stessa popolazione, nell'unico momento in cui potrebbe decidere, si svende...
Guardate la politica di questi anni... rileggete i nomi dei Presidenti della Regione Sicilia... poi fate un ulteriore sacrificio... cliccate sui loro nomi e verrete indirizzati sulla pagina di "Wikipedia", ecco lì troverete (per la maggior parte di essi) un paragrafo intitolato "PROCEDIMENTI GIUDIZIARI"... lascio Voi... le opportune deduzioni!
Si parla tanto di lotta alla mafia, ma il vero problema da risolvere nello nostra isola è il dilemma "morale", quella crescita personale e culturale, che non si vuole opporre a questo marciume... fatto di compromessi, clientelismi, complicità, corruzioni... che coinvolge la maggior parte dei cittadini, che mostrano quando chiamati... di vendersi, dando quel loro voto, a chi già si sospetta far male... a questa nostra terra!!! 
"Giovanni Falcone" era cosciente che un giorno sarebbe morto ucciso... sapeva  che lavorando per il bene di questa sua terra avrebbe potuto perdere tutto... ma ci ha provato, non è scappato, a cercato con amore di dare una "speranza" a questa regione ingrata...
Un'atto d'amore verso la sua gente, tentando con la sua opera di trasformare quelle coscienze assopite... rivolgeva il proprio pensiero contro quella predisposta convivenza, puntava ad invertire quella prerogativa mafiosa che di fatto, costituisce la vera forza della mafia... data proprio dalla debolezza dei suoi conterranei...
In molti ci raccontano che il giudice Falcone sia morto per aver organizzato il maxi-processo... ma quest'ultimo ha rappresentato il male minore...
Ciò per cui è stato aspramente colpito è per aver mirato a quel malvagio meccanismo mafioso, oleato sistema centenario in cui, nobiltà, chiesa e borghesia, sono legati indissolubilmente per dominare e gestire il potere politico e economico, necessario per organizzare, manovrare e spostare gli equilibri della corruzione in tutto il paese... indirizzando i propri voti nei confronti degli "amici degli amici", riciclando il denaro sporco e truccando gli appalti...
Nulla è stato casuale... e dietro quelle stragi non c'erano semplici "pastori" scesi dalle montagne... ma uomini dell'anti-stato che stavano decidendo il futuro e l'assetto politico della nostra nazione, un compromesso deciso a tavolino tra, mafia internazionale e potere politico/finanziario che conta...
La Democrazia cristiana, i suoi referenti e tutti quei partiti che le gravitavano intorno... (anche d'opposizione), dovevano ad un certo punto scomparire... per dare nascita ad altri nuovi emergenti, che (apparentemente) dimostravano non essere collusi con quel sistema criminale...
Sono gli anni di mani pulite, della formazione politica creata da Dell'Utri, sono gli anni in cui vince il Cavaliere, della secessione della Lega Nord, di Di Pietro... Prodi... e via discorrendo...     
Ma come dicevo sopra... si può essere "tifosi" e vivere la propria vita da "pecore" sapendo di contare solo perché ogni tanto viene chiesto d'esprimere una preferenza di voto... oppure si può essere dei veri "sportivi", liberandoci da quei pregiudizi e da quella dipendenza imposta, allontanandoci definitivamente per sempre da quei terreni infetti e inquinati, dove non esiste alcun principio di legalità e democrazia...
Tutti, dobbiamo assumerci la responsabilità delle nostre azioni, interrompendo quel messaggio generale in cui... bisogna sempre demandare alla giustizia, quanto è di nostra competenza!!!  
D'altronde diceva Falcone in una intervista riportata nel libro "Cose di cosa nostra":
Temo che la magistratura torni alla vecchia routine: i mafiosi che fanno il loro mestiere da un lato, i magistrati che fanno più o meno bene il loro dall'altro, e alla resa dei conti, palpabile, l'inefficienza dello Stato"

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